Francesca
Lamanna
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Burn-Out in
sanità: sindrome da stress o malattia professionale? |
dal concetto di burn-out alla
diagnosi, dalla prevenzione al trattamento |
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Il termine burn-out che in italiano può
essere tradotto come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”, ha
fatto la sua prima apparizione nel gergo del mondo dello
sport nel 1930 per indicare l’incapacità di un atleta, dopo
alcuni successi, ad ottenere ulteriori risultati e/o
mantenere quelli acquisiti.Lo stesso termine
è stato riproposto in ambito socio-sanitario
per la prima volta nel 1975 dalla psichiatra
americana C. Maslach la quale, nel corso di un convegno,
utilizzò questo termine per definire una sindrome i cui
sintomi testimoniano l’evenienza di una patologia
comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata
implicazione relazionale.
Alcuni Autori identificano il burn-out con lo stress
lavorativo specifico delle helping professions , le
professioni dell’aiuto che comprendono figure come medici,
psicologi, infermieri, insegnanti, assistenti sociali ecc…
La definizione che la Maslach fornisce del burn-out è di
“sindrome caratterizzata da esaurimento emozionale,
depersonalizzazione e riduzione delle capacità personali”.
Le cause del fenomeno più frequenti sono: il lavoro in
strutture mal gestite, la scarsa o inadeguata retribuzione,
l’organizzazione del lavoro disfunzionale o patologica, lo
svolgimento di mansioni frustranti
o inadeguate alle proprie aspettative oltre
all’insufficiente autonomia decisionale e a sovraccarichi di
lavoro.
La sindrome si caratterizza per una condizione di
nervosismo, irrequietezza, apatia, indifferenza, cinismo,
ostilità degli operatori sociosanitari, sia fra loro sia
verso terzi, che però
si distingue dallo stress,
eventuale
concausa del burn-out così come si distingue dalle varie
forme di nevrosi, in quanto non disturbo della personalità
ma del ruolo lavorativo.
Queste manifestazioni psicologiche e comportamentali possono
essere raggruppate, come dalla precedente definizione della
Maslach, in tre categorie di disturbi: l’esaurimento
emotivo, la depersonalizzazione e la ridotta realizzazione
personale.
-
L’esaurimento emotivo consiste nel
sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato
dal proprio lavoro, per effetto di un inaridimento
emotivo nel rapporto con gli altri.
-
La depersonalizzazione si manifesta come
un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto
(risposte comportamentali negative e sgarbate) nei
confronti di coloro che richiedono o ricevono la
prestazione professionale, il servizio o la cura.
-
La ridotta realizzazione personale
riguarda la percezione della propria inadeguatezza al
lavoro, la caduta dell’autostima e la sensazione di
insuccesso nel proprio lavoro.
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